FABIO PICCIONI

Eventi: Grazie Museo del Carbone

Grazie a Mauro Villani e al Museo del Carbone per aver creduto nel mio lavoro, grazie Gesualdo Congiu, Luigi Puddu e Maurizio Murgia per aver condiviso pubblicamente le vostre testimonianze, grazie Fabio Granitzio per averci illustrato la tua lungimirante esperienza.

E poi grazie agli amici che sono venuti e che ci sono sempre: senza di voi sarebbe impensabile.

Grazie a Gian Paolo Frau che da anni, con maestria, stampa i miei lavori.

Grazie al Centro Italiano della Cultura del Carbone, grazie al Comune di Carbonia, grazie al Parco Geominerario della Sardegna, grazie alla Federazione Speleologica Sarda, grazie a AIPAI-Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale.

E infine grazie a tutti i visitatori che in un caldo venerdi sera hanno voluto condividere con me questo cammino in terra di miniere.

La mostra sarà visitabile fino al 30 settembre.

Foto di Andrea Salvatore Livesu

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Eventi: Land of Mines al Museo del Carbone

Dal 1 al 30 settembre il mio progetto fotografico Land of Mines sarà ospitato nel meraviglioso Museo del Carbone di Serbariu. Inutile sottolineare quanto io sia onorato di portare il mio lavoro sulle miniere sarde dentro a quella che è stata una delle miniere più importanti di tutta l’isola, li dove la storia del bacino carbonifero della Sardegna ha avuto luogo, non poteva esserci realtà migliore.

Venerdì 1 settembre alle 18:30 inaugureremo la mostra che sarà composta da molti pezzi inediti e in quell’occasione accompagnerò i visitatori attraverso l’esposizione in una visita guidata di cui non voglio svelarvi nulla.

L’evento è patrocinato dal Centro Italiano della Cultura del Carbone, dal Comune di Carbonia, dal Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, dalla Federazione Speleologica Sarda e da AIPAI-Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale.

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Eventi: Land of Mines in mostra a Milano @Fondazione AEM

In mostra a Milano dal 14 settembre al 13 ottobre presso Fondazione AEM con il mio lavoro LAND OF MINES, vincitore del primo premio per l'AIPAI PHOTO CONTEST.

Vernissage: giovedì 14 settembre ore 18

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Eventi: Land of Mines ospite al Museo del Ferro di Brescia

Il mio lavoro Land of Mines sarà ospite al Museo del Ferro Musil di Brescia in occasione dell'inaugurazione di AIPAI PHOTO EXHIBITION, la rassegna che mette in mostra i migliori scatti della prima edizione dell’AIPAI PHOTO CONTEST nel quale il mio lavoro sulle miniere ha ricevuto il primo premio.

Il concorso fotografico ideato dall’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale AIPAI in occasione dei Secondi Stati Generali dedicati al patrimonio industriale tenutisi lo scorso giugno a Roma con l'ottica di sensibilizzare e promuovere la cultura dell’industria, la memoria del lavoro, il patrimonio architettonico, tecnologico e paesaggistico dell’archeologia industriale ha premiato Land of Mines come progetto vincitore con la motivazione "L'opera di Fabio Piccioni esalta un patrimonio industriale e ambientale unico al mondo, attraverso gli occhi di chi ama la propria terra e vuole che la sua bellezza sia conosciuta da tutti. Questo premio è anche un messaggio di vicinanza a tutti coloro che, spinti dalla passione, proteggono, promuovono e valorizzano un patrimonio ancora troppo spesso ignoto e in pericolo".

La mostra fotografica sarà inaugurata martedì 13 giugno alle 18 e rimarrà esposta fino al 25 giugno 2023.

A partire dal 14 settembre poi la mostra verrà ospitata presso la Fondazione AEM di Milano e rimarrà aperta ai visitatori fino al 13 ottobre 2023.

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Fotografie: Argentiera, laveria per il trattamento del minerale.

Miniera dell'Argentiera, Sassari.

Veduta della laveria gravimetrica che riceveva minerali di piombo e zinco provenienti dai cantieri di miniera vecchia, poco più a sud-est attraverso Pozzo Podestà. Il minerale misto allo sterile veniva trasportato dal pozzo alla laveria attraverso vagoni trainati da muli e cavalli e spesso spinto dall'uomo. Il minerale misto era destinato alla laveria mediante la grande tramoggia ancora oggi visibile mentre lo sterile veniva trasportato più in fondo e riversato in discarica.

L'arricchimento del minerale nei primi tempi della miniera veniva effettuato a mano da donne e bambini mentre a partire da fine ottocento la laveria consentiva la separazione del minerale per lavaggio, sfruttando le differenze di peso specifico esistente tra i minerali e gli sterili connessi.

La laveria trattava fino a 42-45 tonnellate di grezzo al giorno, fornendo circa 18 tonnellate di minerale mercantile di cui 9/10 di blenda e 1/10 di galena.

I fanghi di lavorazione venivano scaricati direttamente in mare mentre il minerale concentrato partiva su barche a vela dalla spiaggia di San Nicola e trasportato fino a Porto Conte dove veniva trasferito su battelli che facevano rotta verso i porti del Nord Europa.

Il 2 giugno del 1951 ci fu un tragico incidente proprio sul lato mare della laveria in cui perse la vita l'operaio Mario Ravotti mentre eseguiva alcuni lavori all'esterno precipitando da un'altezza di circa 15 metri.

L'11 luglio 1962 la società Correboi presenta istanza per sospensione dei lavori e il 21 settembre 1963 viene accettata la rinuncia alla concessione.

Attualmente la laveria è stata parzialmente recuperata da lavori di restauro per poi essere nuovamente riabbandonata a se stessa.



Ringrazio Dott. Ottelli per le preziose informazioni storico/tecniche.

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Fotografie: Vita nelle vecchie falesie abbandonate

La storia che sto per raccontarvi nasce verso la fine dell'estate in occasione di un incontro con due grandi amici di avventure: Luigi Gambella e Antonio Santonastaso. In genere con loro ci si ritrova in qualche falesia con la scusa di arrampicare per poi finire in ore di chiacchiere ed aperitivi infiniti. Ed è proprio in una di queste occasioni che mi hanno raccontato di una nuova falesia sul mare in cui fare deep water soloing. Per chi non lo sapesse, il DWS è una forma di arrampicata libera che si pratica nelle scogliere a picco sul mare dove non si usano forme di assicurazione in quanto in caso di caduta si finisce in acqua. Questo permette di ridurre al minimo l'attrezzatura richiesta per praticarla: scarpette e, a volte, magnesite.

Tra un bicchiere e l'altro Luigi e Antonio mi raccontano di diverse vie abbandonate da tempo in una falesia vicino alla Torre del Bollo, Alghero. Risale infatti al 1994 la chiodatura di questa falesia per opera dei climbers Nicola Nieddu, Giorgio Trova e Enzo Lecis, i quali si sono adoperati in queste splendide linee che emergono dalle fredde acque di Cala del Bollo risalendo per oltre 30 metri verso il cielo. In quel periodo si andava abbastanza hardcore in quanto ancora le regole del pitting non erano ben definite e i rischi della chiodatura in ambienti marini erano ancora poco conosciuti. Nicola ci racconta che inizialmente chiamarono il settore "Le vie della Barrosia". Barrosia in gergo nostrano significa gonfiarsi, fare i galletti, i fighi. Dovete immaginare infatti che in quegli anni la Riviera del Corallo era invasa di imbarcazioni e Cala del Bollo era proprio un punto perfetto dove poter sfoggiare i muscoli durante una scalata davanti agli occhi di qualche attraente turista.

Luigi mi dice che è da tempo che nutriva l'esigenza di cambiare un po, di variare modo di arrampicare, spinto anche da mesi di lockdown che lo hanno portato a riflettere sul fatto che abbiamo una percorrenza limitata su questo pianeta e che non è il caso di indugiare sulle cose. E' tempo di spingersi oltre e di provare nuove sfide. Ecco quindi che con Antonio si ritrovano in uno strano periodo in cui a causa della chiusura delle palestre affrontano le onde su tavole da surf o provano a spingersi in apnea lungo un cavo d'acciaio, vivendo una nuova e diversa adrenalina. Luigi aggiunge anche che da tempo per lui il climbing si sta spingendo sempre più verso una forma di interiorizzazione in cui si ha una continua battaglia con il proprio io. Ed è in questo periodo di cambiamenti che entrambi decidono di riprendere a frequentare quelle vecchie vie aperte da Nicola tanti anni fa. Ci andiamo assieme ed io rimango folgorato dalla bellezza del luogo. Le vie sono selvagge, pulite e mai banali.

"Non è più la finezza di un gesto o la forza con cui risolvi uno strapiombo. Importa solo sentire il peso della decisione di fare ancora un altro passo verso l’alto, bagnato in ogni centimetro di pelle, a 10 metri d’altezza su una presa viscida e sfuggente, sapendo che inesorabilmente prima o poi dovrai volare. Sarà questo a darti qualcosa di nuovo. Aprire con forza uno squarcio nella paura per trovare la calma, questa è stata la nuova …idea."

"Siamo tornati più volte a provare queste linee tra Settembre e Ottobre, scalandone alcune veramente interessanti. Alla fine è nato un nuovo settore per il Deep Water Soloing che abbiamo deciso di chiamare El Capitan Nic!

Grazie ad Antonio con cui ho condiviso quest’idea e questa esperienza e grazie a Fabio che ha deciso di documentare le nostre ricerche godendo con noi del sole e della brezza di Ottobre.
"

Queste splendide e spettacolari vie, ora percorse senza protezioni, da destra a sinistra si chiamano:


LINEA GOTICA (6A - fessura in placca)

CRAZY HORSE (7A - buchi e strapiombo su piccola fessura )

WET PANTS (6C - buchi e muro su tacche)

MERCURIOCROMO ( 7A/7A+ )



E quindi grazie a Nicola, Luigi ed Antonio tutti ora possono andare a provare queste nuove vie. Ci dividono solo i mesi invernali che abbiamo di fronte e presto saremo pronti a respirare nuove avventure.

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