Fotografie: Italcementi
Qui ci troviamo di fronte al più importante stabilimento della produzione di cemento nel nord dell'Isola.
Costruito nel 1956 ed inaugurato nel 1957 vide quasi mille operai lavorare negli anni d'oro della produzione, attorno a metà degli anni settanta.
Dagli anni ottanta invece, un tracollo economico lo porterà fino alla chiusura. Attualmente è destinato ad una riconversione tutta ancora da approvare.
Nell'immagine alcuni stabili che si affacciano ad est.
Notizie: "Land of Mines" vincitore del primo premio AIPAI
date » 13-06-2022 12:14
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Il mio lavoro LAND OF MINES è appena stato premiato con il primo premio all'AIPAI PHOTO CONTEST 2022 per i 2°STATI GENERALI DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE.
Per me è un grande onore sapere che le miniere della Sardegna abbiano preso una via cosi alta e istituzionale.
L'Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale AIPAI é sicuramente la realtà più importante che, assieme a Save Industrial Heritage si occupa di preservare e valorizzare il Patrimonio Industriale Italiano, tema a me è molto caro.
Tra le cose che verranno mi hanno informato che ci sarà una mostra al MUSIL di Brescia, vi terrò aggiornati.
Vi lascio con le parole che sono state pronunciate in relazione al mio lavoro e di cui ringrazio particolarmente Jacopo Bello:
"L'opera di Fabio Piccioni esalta un patrimonio industriale e ambientale unico al mondo, attraverso gli occhi di chi ama la propria terra e vuole che la sua bellezza sia conosciuta da tutti. Questo premio è anche un messaggio di vicinanza a tutti coloro che, spinti dalla passione, proteggono, promuovono e valorizzano un patrimonio ancora troppo spesso ignoto e in pericolo."
Un grazie anche a voi che sempre mi sostenete.
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Fotografia: Storia delle macchine da cucire
date » 24-01-2022 19:03
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L'attività industriale della Necchi ebbe inizio dalle mente visionaria di Ambrogio Necchi che intraprese e continuò il mestiere di fonditore ereditato dal padre e dal nonno. Alla fine del 1880 prese in mano la fabbrica di famiglia nel centro di Pavia che dava lavoro a 170 operai e che costruiva pezzi di ricambio in ghisa per macchinari.
Nel 1919 Vittorio Necchi, figlio di Ambrogio, tornato dal fronte della prima guerra mondiale, e rimasto orfano di padre, si ritrovò sulle spalle la gestione dell'attività di famiglia. Inizialmente non aveva inclinazione per la meccanica ma era interessato soltanto agli studi classici, alla fotografia e all'allevamento di animali.
Dalla insistente richiesta di sua moglie per l'acquisto di una macchina per cucire gli venne l'idea di fabbricare una macchina per uso domestico utilizzando in parte la ghisa che producevano le fonderie di famiglia.
Un'idea pazzesca, che significava mettersi in competizione con macchine di rinomati marchi tedeschi, americani e russi.
Vittorio Necchi aprí così un piccolo stabilimento alla Torrettina, sulla via Vigentina con una quarantina di operai, dove prendendo spunto dalle macchine della concorrenza creò il modello "BD". I primi esemplari erano azionati a mano: attraverso una manovella applicata al volano, con la mano destra si produceva il movimento dell'ago, della spoletta e l'avanzamento per trascinamento del tessuto, mentre con la mano sinistra si controllava la sua posizione e l'indirizzamento.
Dopo qualche anno, superata l'iniziale diffidenza dei consumatori per il prodotto nazionale e offrendo un elevato rapporto qualità/prezzo si riscontrarono i primi risultati incoraggianti, tanto che nel 1924 la fabbrica si spostó nel nuovo sito di Piazza D'armi dove incremento sensibilmente la produzione.
La NECCHI divenne la macchina per cucire più imitata e ricercata in tutto il mondo. Dopo la seconda Guerra Mondiale, Necchi diventó la più grande fabbrica di macchine per cucire d'Italia: in grado di produrre piu di 1.000 macchine al giorno, con 4.500 dipendenti, 10.000 negozi di vendita ed un marchio conosciuto in tutto il Mondo.
*Questo testo è tratto dal sito ufficiale di Necchi Italia.
Fotografie: laveria Lamarmora. Piombo e zinco sul mare
date » 07-04-2021 08:40
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Nel 1897 a Nebida venne costruita la laveria idrogravimetrica Lamarmora per il trattamento del piombo e dello zinco provenienti dai vicini cantieri minerari attraverso una galleria passante e una teleferica.
Oltre agli impianti di classificazione e separazione dei minerali erano presenti dei forni ed un ambiente di stoccaggio. Sul livello del mare invece era presente un deposito e un molo per l'attracco delle imbarcazioni che venivano a prendere il minerale.
Nel 1910 Nebida contava circa 3000 persone di cui 1000 erano impiegate nelle miniere.
Oggi che le miniere hanno cessato la loro attività l'economia locale è in ginocchio e la laveria Lamarmora, simbolo di un territorio, ha già subito diversi crolli e se non viene fatto qualcosa subito al riguardo un altro pezzo di memoria della nostra isola andrà perso per sempre.
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