FABIO PICCIONI

Fotografie: Tra gli impianti idroelettrici della Val Daone e la Val di Fumo

In un viaggio di ricognizione agli impianti idroelettrici del Trentino qui risaliamo l'imponente solco glaciale scavato dal Chiese nella Val Daone in direzione della Valle di Fumo nel Parco Naturale Adamello Brenta. In questo luogo incredibile i ghiacciai e i laghi alpini alimentano una serie di vie d'acqua che sono l'elemento principale di un sistema efficiente ed integrato di centrali idroelettriche.

Nelle foto la stazione ENEL a valle Malga Boazzo sull'omonimo lago, una delle tantissime cascate presenti in zona Malga Nudole e uno sguardo verso Monte Gelo e i tralicci che non smettono mai di arrampicarsi.

Ringrazio di cuore gli amici Tommaso Beltrami e Dario Milani per le preziose informazioni e la logistica necessarie per raggiungere queste meraviglie in alta quota.

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Fotografie: Urbanizzazione e miniere

Il bacino carbonifero del Sulcis è stato interessato da una profonda trasformazione urbana verso la fine degli anni trenta.

Superata la concezione iniziale delle "città giardino" nella prima Carbonia di Guidi e Valle ci si orienta verso una maggior compressione dei centri abitati, già applicata da Montuori nell'ampliamento di Carbonia, in funzione dell'elevato numero di minatori che affluivano verso le numerose bocche di miniera della zona.

Cortoghiana, denominata inizialmente Villaggio Umberto, viene inaugurata il 15 maggio 1942.

Progettata nel 1939 da Saverio Muratori e costruita nella zona di Corti Ogianu, il centro urbano di forte stampo razionalista è oggi la frazione più numerosa di Carbonia.

Cortoghiana è anche l'ultimo esempio di centro di fondazione dell'intero Sulcis.

Nelle foto alcuni edifici residenziali di via Irma Bandiera e Viale Amedeo di Savoia.

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Fotografie: Le forme della produzione

Osservazione di un impianto produttivo.

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Fotografie: Alogenuri d'argento su Pini Larici

In mezzo a una delle prime foreste demaniali della Sardegna.

Qui alcuni esemplari di maestosi pini larici scattati con un apparecchio medio formato 6x7.

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Fotografie: Apparecchi del 1956

Studio sulle strutture di un vecchio centro agricolo attraverso un apparecchio 4x5" del 1956. Questo tipo di processo mi aiuta a rallentare e ad osservare con maggiore profondità.

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Fotografie: Il Barigadu e la regolamentazione delle acque

Barigadu, in una zona dove le piene del fiume Tirso lasciavano margini di crescita ad una già drammatica situazione di malaria, a partire dal 1910 inizia un percorso che parte dall'On. Carboni Boy con la cosiddetta Legge Tirso e che, grazie alle ampie vedute di uomini come Angelo Omodeo e Giulio Dolcetta, portano questa fascia di territorio ad una trasformazione importante attraverso la costituzione della Società Elettrica Sarda e della Società Imprese Idrauliche Elettriche del Tirso.

Una serie di opere idrauliche e di impianti di produzione, sistemi di rimboschimento e bonifica detteranno l'impronta di quello che è oggi il paesaggio contemporaneo della piana del Tirso.

Nelle foto un dettaglio di uno degli impianti di produzione, snodo fondamentale dell'elettrificazione dell'isola.

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Fotografie: Il circuito chiuso nelle cooperative agricole di fine 1800

Nel mondo delle cooperative agricole nate a cavallo tra fine 1800 e gli inizi del 1900, una caratteristica comune di alcune borgate autonome è un sistema "a circuito chiuso" degli schemi di produzione, che poi sono andati ad impattare anche la vita delle persone che ci vivevano, creando per molti anni una struttura rigida e gerarchica all'interno dei lotti abitativi.

Una terra dalla storia così complessa, dove siccità e malaria sono coesistite per decenni tra braccia che trasportavano sacchi di grano, fame e occhi che controllavano il bestiame, ma esistevano anche desideri, speranza e realizzazione.

Una storia difficile da ricostruire.

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Fotografie: Nelle montagne del Cixerri

Io da sempre, ancor prima di fotografare, sento l’esigenza di vivere determinati luoghi in maniera intensa, di restare più a lungo, di tornarci tante volte. Si instaura così un rapporto fatto di rumori, di sensazioni, di profumi e altre innumerevoli cose. Quando un posto mi diventa familiare ecco, a quel punto mi sento pronto ad osservare, spettatore fortunato di una terra che è qui da molto prima di me e che resterà qui anche quando io non ci saro’più.

Prima della forma e anche della sostanza viene quindi l’esperienza, l’immersione. Senza di questo sento che sto solo attraversando qualcosa ma non mi rimane nulla di quel vissuto.

Ho scattato questa immagine appena uscito dalla tenda dopo una notte tempestosa in cui sembrava dovesse volare tutto via, li tra le montagne.

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Fotografie: La Cupola. Dante Bini in Sardegna. Parte 1

Nel 1964 il regista Michelangelo Antonioni mentre è sull'isola di Budelli in Sardegna per le riprese del suo film "Deserto Rosso" conosce un imprenditore che sta acquistando lotti di terreno sul mare per costruire un villaggio turistico in quella che oggi viene chiamata Costa Paradiso, a pochi chilometri da Trinità D'Agultu e Vignola. Antonioni fa un sopralluogo e scopre un paesaggio selvaggio (all'epoca) e decide di acquistare.

Passa qualche anno e l'allora compagna di vita nonché grande attrice Monica Vitti conosce un architetto, Dante Bini, che le parla di un progetto radicale nominato Binishell. La visione dell'architetto consiste in una cupola realizzata con un’unica colata di cemento gonfiata e sollevata grazie a una camera d’aria. La Vitti ne parla subito ad Antonioni e inizia la realizzazione di una residenza estiva dagli alti connotati architettonici.

Un edificio rivoluzionario e sostenibile che all'epoca crea di fatto un impatto ambientale pari a un terzo rispetto ad una abitazione di tipo tradizionale. Ma questa è solo una delle circa 1500 Binishell che l'architetto ha creato durante l'arco della sua carriera, un sistema che prevede l’utilizzo di una cassaforma pneumatica dinamica per abbattere tempi e costi del cantiere.

Negli anni sono tante le personalità che sono passate a trovarli per Costa Paradiso, tra i vari nomi citiamo Tonino Guerra, Andreji Tarkovskij, Macha Méril e Sergio Vacchi.

L'architetto modenese Lucio Fontana descrisse la casa come "una luna di cemento, magnifica e leopardiana, abbandonata sulle rive scoscese in Costa Paradiso" e nel 2014 Rem Koolhaas, curatore della XIV Biennale di Architettura di Venezia, definisce la Cupola "una delle architetture migliori degli ultimi cento anni".

Attualmente candidata ad entrare nel fondo FAI vive uno stato di abbandono semipermanente.

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Notizie: Buon fine dell'anno

L’anno che sta per terminare è stato per me molto importante. Il mio progetto più grande, Land of Mines, ha ricevuto importanti riconoscimenti e questo mi ha fatto molto riflettere su quello che ho sempre pensato: ognuno deve seguire la propria strada e andare li dove lo porta il cuore. E da tanti anni ormai il mio cuore è là nelle miniere della Sardegna, terre selvagge e imprevedibili che conservano preziosamente una parte importante della storia della nostra isola. Non sono mai stato un’amante dei luoghi affollati e ho sempre preferito attraversare zone veramente poco frequentate. Questa condizione mi ha sempre aiutato a riflettere sull’essenza delle cose e su quello che è il mio piccolo percorso in questa grande terra, mantenendo sempre una situazione di equilibrio nella mia mente. Con gli anni poi Land of Mines si è anche evoluto, è cresciuto molto e si è necessariamente aperto verso l’esterno in quanto essendo fotografo ma non onnisciente ho cercato la collaborazione di persone che, come me, alle miniere pensano ogni sera quando vanno a dormire e alle quali la voglia di esplorare, conoscere e documentare non è mai venuta meno. La condivisione è importante per la crescita di ognuno di noi, la difficoltà sta nel saper incontrare le persone giuste. E io per fortuna di persone giuste ne ho incontrate parecchie e a loro va il mio più grande ringraziamento: Andrea, Giovanni, Daniele, Fiorella, Michele, Angelo, Martino, Massimo, Renato e Dario per citarne alcune, non potrei nominarle tutte. Credo che quest’anno poi in particolare gli eventi abbiano portato a cementare l’amicizia con lo Speleo Club Domusnovas, gruppo speleologico sardo che più di qualsiasi altro gruppo è stato lungimirante fin dagli albori della sua formazione per quanto riguarda le miniere, le loro grotte e la loro tutela. Loro hanno visto quel patrimonio prima di chiunque altro.

Il 2022 poi ha visto concretizzarsi un progetto che porto avanti con l’amico e artista sonoro Fabio Tallo a cui mi sento profondamente legato. Ci conosciamo dai tempi in cui entrambi suonavamo hardcore, lui nel sud Sardegna e io nel nord, e spessissimo condividevamo gli stessi palchi perché così funzionava la scena allora. Ultimamente mi ha dato un grande aiuto e supporto proprio con la sua musica per il progetto sulle miniere. Ecco, a proposito, con lui grazie anche alle miniere ci siamo ritrovati con alle spalle tanti anni di fotografia io e tanti anni di ricerca musicale lui e abbiamo deciso di dare vita a un progetto in cui suoni e immagini convivono cercando di indagare diverse tematiche del paesaggio sardo contemporaneo rimettendo in discussione quello che è il ruolo degli esseri umani in tutto questo. Diversi eventi site-specific si sono già svolti e sta per arrivare il momento in cui presenteremo questo progetto a voi, in cui cercheremo di dialogare con voi e di condividere assieme momenti speciali. Inoltre frequentare un musicista cosi peculiare ha ridestato in me la voglia di riprendere a suonare. Dopo una vita di batteria, anni fa mi ero avvicinato alla musica elettronica con l’idea di registrare i suoni delle miniere e del sottosuolo per poi processarli e creare un certo tipo di sonorità. Avevo anche iniziato a fare questo ma poi, per motivi di tempo, avevo parcheggiato la cosa. E se devo iniziare a mettere buoni propositi per il 2023 chissà che sia proprio il mio amico Fabio Tallo che, con le sue grandi riflessioni che adoro ascoltare, mi aiuti a rimettere in sesto il progetto e ad imparare a usare meglio il software di produzione musicale che tanto mi piace.

Posso anche considerarmi fiero del fatto di aver inseguito un sogno e di aver fondato, assieme ai miei amici Andrea e Giovanni, l’associazione culturale Luci sul Territorio, associazione no-profit che ha lo scopo di divulgare la fotografia e l’arte nell’ottica della tutela del territorio e delle sue storie e con l’intento di trovare un dialogo con le persone che vivono questo territorio. Abbiamo passato gli ultimi mesi di quest’anno a creare una squadra di persone e a definire un programma che vedrà la luce nel 2023. Intanto abbiamo già portato a casa alcune collaborazioni con l’amministrazione locale di Olmedo e se passeggiate per il paese potete ora vedere la prima parte di quella che è un progetto di valorizzazione del territorio olmedese attraverso delle gigantografie scattate dai diversi membri dell’associazione.

Anche per il mio progetto “Montiferru” è stato un anno importante perché grazie a MyPhotoPortal - un software web con dietro una grande persona che segue anche il mio sito - il mio lavoro di documentazione dei gravi incendi del luglio 2021 sono stati stampati su carta e i volumi sono attualmente già alla seconda ristampa visto che la prima ve la siete accaparrata in meno di una settimana.

Sono poi tanti altri i progetti che credo che svilupperò nel 2023, alcuni già praticamente completati, altri ancora in cantiere, ma per ora preferisco non svelarvi altro.

Il 2022 è stato pero’ anche un anno tosto, impegnativo sotto molteplici punti di vista, e come ogni anno alle belle cose si affiancano cose meno belle. Ci sono le preoccupazioni, i rischi e purtroppo ci sono anche i problemi di salute e alcune persone a cui tengo in particolare stanno male e a loro voglio dedicare il mio più grande augurio di guarigione, sperando che per loro e per tutti noi il 2023 sia un anno bello, di ripresa, di crescita, di vita.

Vi lascio con questa immagine proveniente da un altro mio progetto a lungo termine “Stagioni Diverse”, lavoro particolarmente introspettivo attraverso il quale in questi anni, grazie alla collaborazione di persone che si sono fatte ritrarre, indago il mio complesso e particolare rapporto con la natura e con il mondo che mi circonda. In questa micro sequenza osservo la bellezza di noi esseri umani, ma anche la nostra grande fragilità, perché quando il tempo è bello fioriamo e ci nutriamo del sole ma quando arriva la tempesta non è facile rimanere attaccati alle nostre radici. Nella foto: G.V. che ringrazio molto.

Buon anno a tutti voi e alle persone che vi sono care.

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