Fotografie: Tra gli impianti idroelettrici della Val Daone e la Val di Fumo
date » 21-09-2023 17:29
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In un viaggio di ricognizione agli impianti idroelettrici del Trentino qui risaliamo l'imponente solco glaciale scavato dal Chiese nella Val Daone in direzione della Valle di Fumo nel Parco Naturale Adamello Brenta. In questo luogo incredibile i ghiacciai e i laghi alpini alimentano una serie di vie d'acqua che sono l'elemento principale di un sistema efficiente ed integrato di centrali idroelettriche.
Nelle foto la stazione ENEL a valle Malga Boazzo sull'omonimo lago, una delle tantissime cascate presenti in zona Malga Nudole e uno sguardo verso Monte Gelo e i tralicci che non smettono mai di arrampicarsi.
Ringrazio di cuore gli amici Tommaso Beltrami e Dario Milani per le preziose informazioni e la logistica necessarie per raggiungere queste meraviglie in alta quota.


Fotografie: Il circuito chiuso nelle cooperative agricole di fine 1800
date » 09-01-2023 17:54
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Nel mondo delle cooperative agricole nate a cavallo tra fine 1800 e gli inizi del 1900, una caratteristica comune di alcune borgate autonome è un sistema "a circuito chiuso" degli schemi di produzione, che poi sono andati ad impattare anche la vita delle persone che ci vivevano, creando per molti anni una struttura rigida e gerarchica all'interno dei lotti abitativi.
Una terra dalla storia così complessa, dove siccità e malaria sono coesistite per decenni tra braccia che trasportavano sacchi di grano, fame e occhi che controllavano il bestiame, ma esistevano anche desideri, speranza e realizzazione.
Una storia difficile da ricostruire.
Fotografia: Storia delle macchine da cucire
date » 24-01-2022 19:03
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L'attività industriale della Necchi ebbe inizio dalle mente visionaria di Ambrogio Necchi che intraprese e continuò il mestiere di fonditore ereditato dal padre e dal nonno. Alla fine del 1880 prese in mano la fabbrica di famiglia nel centro di Pavia che dava lavoro a 170 operai e che costruiva pezzi di ricambio in ghisa per macchinari.
Nel 1919 Vittorio Necchi, figlio di Ambrogio, tornato dal fronte della prima guerra mondiale, e rimasto orfano di padre, si ritrovò sulle spalle la gestione dell'attività di famiglia. Inizialmente non aveva inclinazione per la meccanica ma era interessato soltanto agli studi classici, alla fotografia e all'allevamento di animali.
Dalla insistente richiesta di sua moglie per l'acquisto di una macchina per cucire gli venne l'idea di fabbricare una macchina per uso domestico utilizzando in parte la ghisa che producevano le fonderie di famiglia.
Un'idea pazzesca, che significava mettersi in competizione con macchine di rinomati marchi tedeschi, americani e russi.
Vittorio Necchi aprí così un piccolo stabilimento alla Torrettina, sulla via Vigentina con una quarantina di operai, dove prendendo spunto dalle macchine della concorrenza creò il modello "BD". I primi esemplari erano azionati a mano: attraverso una manovella applicata al volano, con la mano destra si produceva il movimento dell'ago, della spoletta e l'avanzamento per trascinamento del tessuto, mentre con la mano sinistra si controllava la sua posizione e l'indirizzamento.
Dopo qualche anno, superata l'iniziale diffidenza dei consumatori per il prodotto nazionale e offrendo un elevato rapporto qualità/prezzo si riscontrarono i primi risultati incoraggianti, tanto che nel 1924 la fabbrica si spostó nel nuovo sito di Piazza D'armi dove incremento sensibilmente la produzione.
La NECCHI divenne la macchina per cucire più imitata e ricercata in tutto il mondo. Dopo la seconda Guerra Mondiale, Necchi diventó la più grande fabbrica di macchine per cucire d'Italia: in grado di produrre piu di 1.000 macchine al giorno, con 4.500 dipendenti, 10.000 negozi di vendita ed un marchio conosciuto in tutto il Mondo.
*Questo testo è tratto dal sito ufficiale di Necchi Italia.
Fotografie: Argentiera, laveria per il trattamento del minerale.
date » 20-04-2021 12:01
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Miniera dell'Argentiera, Sassari.
Veduta della laveria gravimetrica che riceveva minerali di piombo e zinco provenienti dai cantieri di miniera vecchia, poco più a sud-est attraverso Pozzo Podestà. Il minerale misto allo sterile veniva trasportato dal pozzo alla laveria attraverso vagoni trainati da muli e cavalli e spesso spinto dall'uomo. Il minerale misto era destinato alla laveria mediante la grande tramoggia ancora oggi visibile mentre lo sterile veniva trasportato più in fondo e riversato in discarica.
L'arricchimento del minerale nei primi tempi della miniera veniva effettuato a mano da donne e bambini mentre a partire da fine ottocento la laveria consentiva la separazione del minerale per lavaggio, sfruttando le differenze di peso specifico esistente tra i minerali e gli sterili connessi.
La laveria trattava fino a 42-45 tonnellate di grezzo al giorno, fornendo circa 18 tonnellate di minerale mercantile di cui 9/10 di blenda e 1/10 di galena.
I fanghi di lavorazione venivano scaricati direttamente in mare mentre il minerale concentrato partiva su barche a vela dalla spiaggia di San Nicola e trasportato fino a Porto Conte dove veniva trasferito su battelli che facevano rotta verso i porti del Nord Europa.
Il 2 giugno del 1951 ci fu un tragico incidente proprio sul lato mare della laveria in cui perse la vita l'operaio Mario Ravotti mentre eseguiva alcuni lavori all'esterno precipitando da un'altezza di circa 15 metri.
L'11 luglio 1962 la società Correboi presenta istanza per sospensione dei lavori e il 21 settembre 1963 viene accettata la rinuncia alla concessione.
Attualmente la laveria è stata parzialmente recuperata da lavori di restauro per poi essere nuovamente riabbandonata a se stessa.
Ringrazio Dott. Ottelli per le preziose informazioni storico/tecniche.
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